domenica, aprile 25

Liberi tutti...

25 Aprile: si festeggia l'anniversario della Liberazione d'Italia. Sarà anche quest'anno un anniversario in sordina, vista la situazione particolare. Già da diversi anni questa ricorrenza, che è alla base della nostra giovane Repubblica, è stata bistrattata da chi, senza pudore, senza memoria, tende a mistificare la Storia, in nome di un becero revisionismo che vorrebbe accomunare buoni e cattivi, senza alcuna distinzione.

Cosa sarebbe l'Italia senza il 25 Aprile 1945, non saprei proprio dirlo. Forse una povera nazione divisa, senza libertà, senza speranze, con a capo una monarchia imbelle e pavida, pronta prima a cedere al fascismo e poi a salvarsi la pelle. Certo la Repubblica non è stata la panacea di ogni male: l'aver voluto nel dopoguerra una concordia civile ha comunque lasciate sopite e sottaciute, in un paese spesso più ignavo di quanto si possa immaginare, le meschinità pronte a riemergere con forza. Adesso, in quella che viene definita la Terza Repubblica, si riaffaccia il peggio della Seconda Repubblica, un "caso di trasformismo in grande scala", e nelle stanze del potere sono tornati politici discussi e discutibili e  sono risorti, come l'araba fenice, altri politici corrotti, indagati e condannati come Formigoni, che ha visto il suo vitalizio salvato da una commissione, perfetta espressione del berlusconismo più deleterio. In fondo FI nasce come la casa delle libertà...di fare come caxxocipare (mai il termine Libertà è stato tirato in ballo in maniera più oscena forse perchè, chi gode della Libertà ottenuta da altri, ne abusa ignobilmente). E, in un quasi ineludibile circolo vizioso, in cui tutto nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma (ma non credo che Lavoiser avesse in mente questo) i vecchi mostri si alleano con i nuovi.

Il 25 Aprile ci ha resi liberi. Che magnifiche parole Libertà, Liberazione! Non ne apprezziamo il valore se non quando non l'abbiamo più. Ora forse se ne ha una pallidissima idea e si protesta per i divieti, per il coprifuoco, che rischia di arrivare fino all'estate. Non è però la stessa cosa essere liberi da una dittatura ed esseri liberi di uscire anche di notte, come eravamo abituati a fare. Non possiamo forse neanche lontanamente immaginare cosa volesse dire quel 25 Aprile per chi la Libertà, quella vera, l'aveva persa da più di vent'anni. Per questo l'intolleranza alle restrizioni è palbabile e a volte davvero risibile.

La Libertà, in questi giorni, fa da sfondo a diverse notizie: presumiamo che con il DDL Zan si possa ottenere il rispetto per ogni persona, perchè siamo liberi di essere come vogliamo, qualsiasi cosa ne pensi Pillon. Pensiamo che l'Afghanistan sarà finalmente libero dalle truppe americane di terra, che lasceranno questo paese dopo anni di guerra, simbolicamente il prossimo11 settembre, pur sapendo  bene che non sarà così. Vogliamo credere che Zaki presto sarà liberato da un governo che usa la tortura fisica e psicologica, soprattutto dopo il voto favorevole espresso in Senato per la sua cittadinanza italiana, con la sola astensione di FdI, partito che con il concetto di libertà ha qualche problema. In realtà sembra avercelo anche Draghi, ma a fasi alterne: rispetto a questa votazione ha dichiarato che non è una decisione che riguarda il governo, rispetto allo sgarbo di Erdogan nei confronti della von der Leyen ha invece dichiarato che il presidente turco è un dittatore con cui però "si deve cooperare". Aspettiamo l'esito del processo a Salvini, che la Libertà l'ha negata per giorni a dei profughi in mare, salvo appellarsi impropriamente all'articolo 52 della Costituzione, quella stessa Costituzione che ha spesso disatteso e deriso. Auspichiamo che non accadano più episodi come quello che ha visto l'uccisione di Floyd, in particolare dopo la condanna di chi doveva garantire la legalità. 

C'è poi chi si "prende delle libertà": l'errore più comune da parte di chi si riempie la bocca di frasi come "posso farlo", "la norma me lo consente" e poi magari, quando le norme sono chiaramente contrarie al proprio tornaconto, le ignora del tutto. Di queste persone è piena l'Italia e a volte scelgono palcoscenici sempre più ampi come i social per difendere il proprio figlio da un'accusa di stupro, dimenticando che i processi si fanno in tribunale, dimenticando altri genitori che non sono soliti spettacolarizzare il proprio dolore e, soprattutto, dimenticando la dignità e il rispetto per le donne. E allora si capisce che, per alcuni forcaioli da piazza che urlano, che battono i pugni sul tavolo, il 25 Aprile è stato un dono troppo grande perchè la Libertà di parola, ad esempio, implica sempre il pieno rispetto delle regole e degli altri. Non esiste Libertà senza rispetto.

Si può essere "liberi di" oppure  "liberi da" (come sostiene la Atwood), perchè è fondamentale essere liberi di fare tutto ciò che è consentito dalle leggi ed  essere liberi di dare forma alle leggi che poi dovremo seguire, ma non si possono fare "legem ad personam", non si possono manipolare le leggi per le quali tante lotte sono state fatte, nè  ignorare la Storia, nè mistificare il significato della Libertà, in particolar se ci limitiamo a goderne in modo inconsapevole ed egoistico.

Essere Liberi è un diritto inalienabile, un dono prezioso da festeggiare, una conquista da ottenere e custodire perchè la Libertà è labile. E che festa sia! Buon 25 Aprile a tutti quelli che la Libertà sanno cosa sia e quotidianamente la difendono, anche  nel proprio piccolo, sempre e in ogni epoca. 

"Non sei mica fascista? - mi disse. Era seria e rideva. Le presi la mano e sbuffai. "Lo siamo tutti, cara Cate. Se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e s'accontenta, è già un fascista". (Cesare Pavese - "La casa in collina")






lunedì, marzo 29

Cronaca semiseria di una quarantena (bis)

 Ultimo giorno in zona rossa qui nel Lazio: domani  saremo in  zona arancione ma le differenze saranno davvero minime. Ritorneremo poi  rossi per Pasqua ed arancioni quasi dal giorno dopo. Non corriamo il rischio di annoiarci, in questo flusso colorato. In Gran Bretagna celebrano il primo giorno senza decessi, mentre qui da noi la situazione è ancora tristemente critica, al punto che anche Matteo il Verde ha dovuto fare marcia indietro, dopo che Draghi lo ha redarguito circa la proposta di riaprire tutto dopo Pasqua. "Contano i fatti", pare abbia laconicamente sussurrato a labbra strette il Presidente del Consiglio, mettendo fine ad ogni possibile sterile contradditorio. Matteo intanto, per evitare una nuova strigliata, cerca almeno di frenare Pillon (il Torquemada della controriforma sul diritto di famiglia, quello che sostiene che "la madre dona il corpo il padre consegna l'appartenenza ad una storia, ad una comunità, ad una famiglia" auspicando un pieno ritorno al Medioevo) sulla legge Zan contro l'omofobia, ritenuta a suo dire troppo "divisiva". La Lega...bella gente davvero. Come lo stalker della Azzolina, che stava per diventare collaboratore di Sasso (quello di Dant-olino!). Chissà se la Meloni avrà fatto giungere il suo supporto.

L'altro Matteo, in barba a tutto e a tutti, se ne va in Barhain a vedere il Gran Premio, asserendo che i suoi viaggi non costano un centesimo ai contribuenti. Lo, sto cedendo ai luoghi comuni, ma non è colpa mia, con Matteo ci vuole così poco e mi piace vincere facile! Mentre noi non possiamo vedere i nostri amici neanche per goderci in tv un Gran Premio, lui può recarsi proprio dietro l'angolo, con gli amici più cari, in un turbinio di voli, scali, cene e chiacchiere, ricchi premi e cotillon Forse è il Rinascimento locale che consente codeste visite a ritmo mensile. Si sa la coerenza non è di questo mondo, sicuramente non è una dote italiana: il nostro paese ha votato, presso il Consiglio dei diritti umani,  contro una risoluzione che sottolineava la crudeltà delle sanzioni verso Cuba. Complimenti davvero e un plauso alla gratitudine che professiamo a parole ma mai nei fatti.

Il canale di Suez è di nuovo agibile. Dopo sei giorno di blocco, con quasi 400 navi in attesa, sta riprendendo la circolazione in questo snodo strategico per il commercio mondiale. Saranno stati gli aiuti italiani, o il timore che stessimo arrivando noi, a sbloccare tutto? Le manovre in mare non sono il nostro forte, e ne è la prova Schettino, che comunque ha dei validi epigoni a quanto pare. Comunque i danni economici sono ingentissimi e si ripercuoteranno a breve su tutti noi, mutatis mutandis. 

A Barcellona tornano i concerti. Cinquemila  persone, dopo aver fatto il tampone, si sono scatenati in un concerto rock. In Spagna accadono strane cose: non ci può spostare tra regioni, come da noi, ma arrivano turisti da ogni dove. I social sono pieni di foto di turisti, di lavoratori in smart working che atterrano a Fuerteventura o in altre località similari e riprendono una vita quasi normale e surreale insieme.

La voglia di normalità è davvero tanta e l'idea di passare ancora chissà quanti giorni distanti, dopo un anno intero di divieti, regole, speranze deluse sembra difficile da accettare, Si moltiplicano da una parte i casi in cui i giudici dichiarano legittimo mentire in caso di spostamenti, e dall'altra la richiesta di procedere a sospensioni dal lavoro per chi non intende vaccinarsi, in particolare per il personale sanitario. Una sorta di caccia alle streghe che non promette nulla di buono. Non ci vuole molto per capire che l'isteria collettiva genera altre paure e altre situazioni limite. O si ha il coraggio di imporre la vaccinazione a tutta la popolazione con criteri onesti, oppure non si può additare chi non vuole vaccinarsi come fosse un untore.  Allora dovremmo chiedere anche che non siano giustificati gli obiettori di coscienza per l'aborto, legale per legge.

In questa società che fino ad un anno fa era globale, in cui ci sentivamo cittadini del mondo senza quasi più confini e barriere,  in cui si poteva viaggiare senza sosta e si correva quasi senza meta e senza tener conto del tempo, incuranti spesso degli altri, spinti verso bisogni artificiali da una società consumistica, ci ritroviamo sempre più soli, monadi infelici, vincolati all'hic et nunc, allo scorrere lento del tempo in uno spazio spesso ristretto in cui l'dea stessa di viaggiare è diventata utopia, I confini intorno a noi sono tangibili. La tecnologia ci aiuta a restare in contatto, ma nello stesso tempo ci aliena. Abbiamo bisogno di riprendere il gusto per la vita e l'ottimismo della volontà ci salverà forse dal pessimismo della ragione; io ci credo fortemente.  Forse non è la prima volta che accade tutto ciò e forse non sarà l'ultima ma questa volta siamo noi i protagonisti.  Finiremo sui libri di storia e qualcuno si chiederà come abbiamo fatto a mantenere i nervi saldi. Chissà come racconteranno tutto questo!









giovedì, marzo 25

Cronaca semiseria di una quarantena (bis)

 Sembra che da Lunedì 29 Marzo il Lazio tornerà arancione per pochi giorni, vista la zona rossa prevista in tutta Italia per Pasqua,  ma probabilmente non riapriranno le scuole superiori. Sembra anche che si stiano ipotizzando tamponi continui per tutti gli studenti: forse si potevano fare da settembre. Credo che si riapriranno gli asili, le materne, le elementari e medie unicamente per consentire ai genitori di poter tornare al lavoro. I ristori non sono bastati per affrontare la Dad attivata in ogni ordine e grado di scuole. Ogni casa è diventata una classe virtuale in questi giorni e i ritmi non sono quelli blandi dello scorso anno. Anche la connessione sta facendo le bizze. Tutti gli studenti italiani sono a casa. Non c'è bisogno di aggiungere altro.

Dalle telefonate, videochiamate con gli amici emerge sempre più un senso di solitudine, ormai percepita come inevitabile. Questo virus ci ha tolto anche le cose più semplici e belle, che ormai ricordiamo come un mitico tempo che fu, e stiamo disperando di riviverle di nuovo. In una sorta di loop passiamo dallo scoramento alla speranza sempre più flebile. Un anno fa credevamo che tutto sarebbe finito in pochi giorni, magari poche settimane. 

Oggi secondo Dantedì, in Italia. Nel settecentesimo anno dalla morte del Sommo poeta, ogni scuola, istituzione, comune, università ha cercato di ricordare Durante Alighieri, nel giorno in cui alcuni studiosi ritengono sia iniziato il suo viaggio nell'aldilà. Altre iniziative si svolgeranno in tutto il 2021. Dante è l'esempio vivente del detto "Nemo profeta in patria", di un amore idealizzato senza speranza. Ma un pensiero speciale però lo dedicherei quest'anno, (grazie all'intuizione di Vittorio), alla povera Gemma Donati, eterna seconda nella vita di un uomo che forse non l'ha mai amata, perso com'era dietro alle gonne prima e al ricordo poi di una Bice Portinari, donna giovane, altera e pronta al giudizio. Non credo che Gemma si possa consolare neanche pensando che "dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna". Gemma non esiste per Dante. Non un verso per lei, non una riga dall'autore-marito che probabilmente aveva un dono innato per eternare le vite altrui e la propria, ma non quella della moglie. Vittima di un matrimonio combinato in giovanissima età, Gemma probabilmente avrà sussultato leggendo la storia d'amore tutta fuoco e passione di un'altra donna, sfortunata come lei, Francesca. La più grande storia di un tradimento annunciato, e poi vissuto tutto nella testa di quest'uomo. Ma si sa che si tradisce più con la mente che con il corpo. E non si può combattere con un fantasma.

Oggi è anche il compleanno di Venezia. Dal 25 Marzo 421 sono passati 1600 anni dalla fondazione di questa città unica al mondo, libera e autonoma per secoli, che si sviluppa su isole e isolette, collegate da ponti, percorse da calli che si aprono poi in Campi improvvisi, con una meravigliosa strada maestra  che l'attraversa, il Canal Grande. A Venezia prende tristemente origine il termine ghetto (da geto, gettare, fondere, pronunciato dagli ebrei gheto). Di Venezia si parla nei libri (T. Mann "Morte a Venezia", Shakespeare "Il mercante di Venezia"), è presente nei dipinti (Canaletto), nei film più disparati, nelle canzoni. Il suo languore, la sua malinconia pervade il viaggiatore che si perde tra le calli, che respira gli odori putrescenti dei piccoli canali, ritornati quasi limpidi in questi mesi di lockdown. Il turista mordi e fuggi vede solitamente altri luoghi, quelli battuti da fiumane di persone che ordinatamente, in fila indiana, alzano il naso per vedere l'azzurro tra palazzi alti e vicini vicini, mentre arrivano nel più bel salotto a cielo aperto, piazza San Marco, l'unica Piazza di Venezia.

Venezia appartiene alla mia infanzia. E' il mio paese dei balocchi personale, il mio paese incantato. Quante volte ci sono stata da bambina, quante volte ho girato per questa strana città, prima mano nella mano, in un cammina cammina pieno di storie, poi sulle spalle del mio papà, guardando dall'alto tutte quelle scale di ponti e ponticelli, felice di non dover più scarpinare ore ed ore e orgogliosa di quella postazione privilegiata. Ci sono ritornata tante volte e ad età diverse e sempre ho ritrovato angoli dimenticati, ricordi che si svegliano al suono di quel dialetto a volte così gutturale ma  vivace, veloce. In una sorta di imitazione inconscia, mi ritrovo sempre ad usare quell'intonazione strana, così diversa da quella romanesca solita. 

Da Venezia mi arrivano in questi mesi, dai miei vecchi amici, foto surreali, quasi metafisiche. Una città vuota, ritornata in pieno possesso dei pochi veri veneziani rimasti. Non vedo l'ora di vederla di nuovo Sarà come ritrovare quelle piccole cose belle che abbiamo imparato a vedere con occhi diversi.





domenica, marzo 21

Cronaca semiseria di una quarantena (bis)

Bisogna ammetterlo: questo lockdown non ha nulla a che vedere con quello dello scorso anno. Più persone in giro, meno controlli, meno rispetto delle regole. Come quando si ha il foglio rosa e dopo le prime incerte ed impaurite guide, si prende la mano e si comincia a guidare piano piano in scioltezza, con il povero passeggero che diventa ogni minuto che passa più rigido e preoccupato (ogni riferimento a fatti e persone é puramente casuale!) In realtà il tasso di positività aumenta ogni giorno, ma forse abbiamo fatto l'abitudine soprattutto a questo

Abbiamo superato la giornata mondiale dedicata alla felicità, un po' in sordina, e la festa del papà. Dai social un'ondata di zeppole casarecce, ripiene di crema, ha gratificato gli occhi, in molti casi c'è chi è passato dalle foto ai fatti e ha gratificato direttamente il palato. Il buon Giuseppe è stato il primo padre di una famiglia alternativa, indifferente alle occhiatine, alle risatine che sicuramente sentiva alle sue spalle. Gran lavoratore e padre terreno di un bimbo destinato a grandi cose, spesso messo in secondo piano (caso più unico che raro) rispetto a Maria, donna e madre altrettanto mirabile e moderna (il libro di Erri de Luca "In nome della madre" è un piccolo gioiellino).

Siamo arrivati al 21 marzo inizio della Primavera, giornata dedicata anche alla poesia e alla memoria delle vittime innocenti di mafia. Quest'ultima è stata istituita nel 1996, in seguito ad una semplice domanda di una madre, la signora Carmela, che si chiedeva perché il nome del figlio, Antonino Montinaro, caposcorta di Falcone non venisse ricordato insieme a quello del magistrato. Che sia il 21 marzo è importante: indica la rinascita, la voglia di continuare nonostante tutto. E la poesia da sempre aiuta a riconciliare il nostro io con il mondo esterno. Belle coincidenze.

I nostri infermieri italiani sono stati candidati al Premio Nobel per la pace. Il giusto riconoscimento a tutte quelle persone che per mesi hanno affrontato un'emergenza mai vista prima, con turni massacranti e condizioni impossibili. Si tratta di persone che hanno smesso di vedere i propri figli per timore di contagiarli, persone che a volte sono state discriminate dai vicini perché la gratitudine costa e purtroppo il brutto vizio di dimenticare noi italiani non ce lo dimentichiamo mai. Tra tutti voglio ricordare (con il  suo consenso) Elisa, giovane infermiera che porto nel cuore da anni. Grazie ai suoi post ho potuto vedere, attraverso i suoi occhi, quello che accadeva in quei mesi terribili, quello che ancora oggi accade negli ospedali, mentre tanti rimpiangono la perdita di libertà per lo spritz mancato. La fatica che hanno addosso queste persone, come Elisa, si somma al dolore interiore che hanno provato mentre  aiutavano, supportavano, tenevano per mano fino alla fine tanti, troppi malati e nel frattempo cercavano di mantenere punti fermi nella propria vita, perchè il rischio di smarrirsi in tanto dolore e tra tanta fatica è fortissimo. Sorridere può  aiutare ed a Elisa gli occhi sorridono sempre, con fierezza e determinazione, anche dietro le maschere protettive.

In Spagna è stata approvata l'eutanasia, perché è giusto essere più umani. Dopo vent'anni di percorso legislativo la Spagna è diventata, in pochi mesi,  il settimo paese nel mondo a legiferare in tal senso. In Italia non se ne parla, anzi rischiamo di tornare indietro anche sulla legge 194, in una sorta di Medioevo moderno.

La Dad estesa a tutta gli ordini di scuola sta rivelando i suoi limiti: scarsa connessione (c'è chi segue tra le malghe a mille metri), molti alunni senza computer, studi che rivelano come in Dad gli studenti facciano quasi tutto, meno che seguire le lezioni (chi lo avrebbe mai detto!) Intanto il MI pubblicizza la Fiera Didacta, a mio avviso una pessima idea anche in termini lessicali: tra la didattica e la fiera non credo possa esserci alcun legame.

Questa volta concludo con una poesia di Vincenzo Zoda (caro amico, capace di far ridere e sorridere), che dedico a mio padre e ai suoi 91 anni: sono tanti, ma papà è come il vino...ogni anno migliora la sua vita, ma soprattutto la nostra.

Sei nella foglia e nel germoglio
che insegna la primavera al ramo
e ne imperla le fronde.
Come fiore schiacciato nel libro
è il ricordo,
ma bianco e vivo
rincasa nella verde rupe
che selvaggia accosta
il ciottolo che crepita
sotto i miei passi.
Ti aggrappo alla mia voce
anche quando non dico il tuo nome.
VZ



giovedì, marzo 18

Cronaca semiseria di una quarantena (bis)

Viva l'Italia! Quest'anno niente cori, niente inni per ricordare il 160esimo anno dell'Unità di Italia, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera, che si celebrava ieri 17 marzo. Le parole del Presidente Mattarella, che hanno ricordato la "coesione e lo spirito di democrazia", suonano purtroppo come campane stonate questa volta. L'Italia di quest'ultimo anno si è dimostrata tristemente divisa e divisiva e in questi giorni la cartina della nostra penisola ricorda il periodo pre risorgimentale. Alcune regioni stanno emanando norme restrittive per evitare gli esodi di massa verso le seconde case e questo la dice lunga sulla nostro povero paese e su noi italiani, per non parlare delle già ventilate ipotesi di sottrarsi al pagamento di Imu e Tari, dal momento che queste case non sarebbero fruibili.

Sembra inutile stracciarci le vesti e citare il sommo poeta ("Ahi serva Italia, di dolore ostello..."): forse la vuota e trita retorica del sentimento patrio, che per anni si manifestava per lo più solo sui campi di calcio, ha lasciato il posto ad un più umile e intimo senso di malessere nazionale. Le bandiere non sventolano più dai nostri balconi. Aspettiamo e nell'attesa  svanisce, giorno dopo giorno, la nostra identità nazionale.

Oggi, 18 marzo, ricorre la Giornata nazionale per le vittime del Covid. Votata all'unanimità dalla Commissione Affari istituzionali, prevede anche le bandiere a mezz'asta nelle scuole, invito quasi svuotato di ogni significato, visto che le scuole sono deserte ormai da una settimana. Le vittime aumentano ogni giorno e questa malattia ci lascerà svuotati di ogni energia e di ogni passione, come mai prima d'ora, come neanche dopo una guerra.

Domani sarà anche la festa del papà: un vero turbinio di ricorrenze che passano inosservate per la maggior parte di noi. C'è chi ha perso i propri cari, chi non potrà vederli per chissà quanto tempo. I nostri vecchi padri faticano a credere in quello che stanno vivendo, ci guardano con gli occhi umidi, tenaci e forti come la pietra, preoccupati più per noi che per loro. I padri più giovani devono far fronte ad altre situazioni: ad esempio il lavoro, la didattica Dad con i propri figli e affronteranno il prossimo futuro con meno certezze. Sono finite, a tempo indeterminato, le "magnifiche sorti e progressive". E certamente non ci aspettavamo tutto questo, proiettati come eravamo "verso l'infinito ed oltre" da anni di consumismo sfrenato, in cui la regola dell'homo homini lupus era la sola praticata.

Dovremo adattarci. Lo hanno dovuto fare anche i  Maneskin che, per poter partecipare all'Eurovision, hanno deciso di cancellare le espressioni colorite, urlate con in modo mefistofelico durante la loro esibizione vincente a San Remo, perchè sono "ribelli ma non scemi". Ma tolti i ribelli nostrani, su  questo Eurovision fa capolino anche la politica: la canzone in concorso della Bielorussia troppo filopresindenziale rischia la squalifica. E' stata considerata poco adatta a rappresentare un paese che, da mesi, contesta pacificamente il presidente Lukashenko e la sua politica.  Intanto in  Afghanistan hanno dovuto ritirare in gran fretta una legge che vietava alle ragazzine dodicenni di cantare in pubblico, norma impopolare che rimandava al terribile governo talebano. Non, tutto finisce in gloria, come i salmi.

AstraZeneca è stato sdoganato proprio oggi e da domani riprenderanno le vaccinazioni. E ora c'è chi, tra i politici, chiede che a vaccinarsi siano prima gli esponenti del governo, per dimostrare la bontà del vaccino...una sorta di "vieni avanti cretino". Putin nel frattempo risponde a Biden, circa l'accusa di essere un assassino, con la frase "Chi lo dice sa di esserlo", come un bimbo dell'asilo imbronciato e piagnucoloso. Statisti di alto livello: giocano a chi ce l'ha più duro. Lo "stai bene" conclusivo ricorda in modo sinistro lo "stai sereno" nostrano. C'è da fidarsi!  Come del nuovo componente del Cts, un certo Gerli, molto vicino ai sovranisti e a Matteo (il supporter improvvisato dell'Europa!), famoso per aver diffuso modelli matematici e diagrammi sull'andamento della pandemia, tutti assolutamente smentiti dai fatti. La  comunità scientifica insorge ma sappiamo già come andrà a finire. Il nuovo governo ha ridato ossigeno a vecchie cariatidi, agli utili imbecilli, ad una mandria di incompetenti affiliati ai più disparati partiti. Solita storia..."E lo stato che fa? Si costerna, si indigna, si impegna poi getta la spugna..."

P.S. Gerli si è dimesso...quando è troppo, è troppo.












martedì, marzo 16

Cronaca semiseria di una quarantena (bis)

Secondo giorno di quarantena. Diciamolo in italiano visto che una delle prime osservazioni di Draghi è stata quella relativa all'uso di parole inglesi al posto di quelle italiane. Giustissimo.

Ah no? non è stata questa una delle sue prime osservazioni? ora ricordo...forse una delle prime è stata quella sulla necessità di ridurre le disparità di genere per poi, magicamente, chiudere ad esempio tutte le scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido,  situazione che promuove  "al massimo livello la  disparità di genere" (P. Giordano). Reazioni? Nessuna, nemmeno sporadica, solitaria, men che meno gridata. Si accetta ogni cosa senza nemmeno provare a chiedere il perché. E di questa decisione in Italia, che non è neanche un paese per donne, pagheranno le spese proprio quest'ultime. Ma già, alcune dovrebbero ringraziare di avere ancora un lavoro, se consideriamo quella mal celata invidia sociale così diffusa. 

Sempre per parlare di disparità un bell'esempio arriva con  il responsum negativo della Congregazione per la Dottrina della Fede relativo alla possibilità di benedire le coppie gay. Dopo l'apertura di papa Francesco  dello scorso autunno, ora il vecchio Sant'Uffizio comunica che "si possono perdonare i peccatori ma non il peccato". Certo, viene da sorridere se pensiamo che la stessa istituzione che per decenni ha taciuto su abusi sessuali, su figli illegittimi uccisi nei monasteri irlandesi, ora ipocritamente discrimina, affermando nel contempo che "non si tratta di ingiusta discriminazione", mentre finanzia con un fondo, il Peter's Pence, la produzione di film come "Rocketman" guadagnando milioni di dollari (Elton John, ha giustamente  sottolineato la cosa, visto che è il protagonista del film e anche un artista gay). Verrebbe da dire #mecojoni...

Dopo interminabili querelle vaccinosìvaccinono, quando ormai anche i social erano pieni di immagini di persone che, con sprezzo del pericolo e per riprendersi la propria vita, si erano vaccinate, ora AstraZeneca è sospeso in Italia, come in altri paesi nel mondo, dalla Germania al Venezuela, alla Repubblica Democratica del Congo. Molti sono stati vaccinati, alcuni proprio con il lotto inizialmente incriminato ed ora tutte le vaccinazioni in Italia sono sospese, tranne quelle fatte con Pfizer, almeno fino a giovedì o sabato, comunque dopo il parere dell'EMA. Questa situazione ovviamente causerà dei ritardi nell'ambizioso progetto del "buon" Figliuolo (cit.!) di vaccinare tutti, anche chi passa per caso. E tutto ciò porterà inevitabilmente al protrarsi della chiusura delle scuole, in una sorta di circolo vizioso. Il numero dei decessi può essere considerato infinitesimale e prevedibile, rispetto al numero delle persone vaccinate; ogni vaccino, ogni medicina ha effetti collaterali, ma personalmente, nonostante mi sia prenotata e creda nella medicina e nella scienza, non riesco a stare più così tranquilla. 

Bianchi giura e spergiura che gli esami di Stato saranno seri, ma come ormai si osserva da più parti, i ragazzi del 2021 arriveranno all'esame dopo un anno e mezzo di Dad e scusate se è poco. Giura e spergiura anche che il 1 Settembre saremo tutti in classe...ai posteri l'ardua sentenza.

Letta, quello di "stai sereno", ha dichiarato che il Pd ha un grosso problema...ne avesse solo uno potremmo stare tranquilli! Il problema non è il traffico, come qualche buontempone potrebbe pensare, ma la scarsa presenza delle donne ai vertici del partito. Credevo fossero altri i problemi del Pd, soprattutto dopo che alcuni, il mese scorso, hanno ritenuto non opportune le critiche sull'esiguo numero delle donne nel governo Draghi, sostenendo che non importa essere donne o uomini ma essere in gamba. 

16 marzo 1978: veniva rapito Aldo Moro ed uccisa la sua scorta. Sto leggendo le sue "Lettere dalla prigionia" e la figura di questo politico, di quest'uomo, giganteggia sempre di più rispetto ai quaquaraquà dei nostri giorni. (per chi non lo avesse letto metto il link di una mia riflessione sul quel lontano 9 maggio 1978, giorno in cui si diffuse la notizia dell'uccisione di Aldo Moro https://profealunni.blogspot.com/search?updated-max=2020-05-11T23:21:00%2B02:00&max-results=7).

E' calato il sole su questo secondo giorno... "Com'è meravigliosa la vita mentre sei nel mondo".










domenica, marzo 14

Rosso...

Mi è sempre piaciuto il colore rosso. Caldo, solare, passionale, vivo, il rosso ha accompagnato la mia vita di tutti i giorni, anche politicamente, da quando al liceo si viveva una continua, quotidiana e spasmodica esperienza politica, spesso ingenua. Rosse le maglie, rosse le copertine di quaderni zeppi di appunti, rosse le guance dopo giornate passate al sole, rossi i poster del Che e di "Why?" nelle nostre camerette, mentre i nostri genitori ci guardavano a volte orgogliosi, più spesso preoccupati.  Rosse le bandiere, rosse le scritte sui volantini ciclostilati e sugli striscioni. Mai rosse le labbra però, anzi quelle erano naturali così come i capelli spettinati e raccolti alla bene e meglio. Rossi i tramonti e a volte le albe, rossi i fiori, i cuori disegnati sui diari, rossi i cuori delle emoticon che noi boomer mettiamo oggi nei nostri messaggi. 

Dopo tanti anni oggi, alla vigilia di un nuovo lockdown, il rosso ormai per me è foriero di un mondo distopico. In politica il rosso si è irrimediabilmente spento, è consunto, sbiadito,  dal momento che non c'è più nulla di quella collettiva e contagiosa speranza, nulla di quella volontà di cambiare la realtà. Oggi  la parola "rosso/a" evoca immediatamente la chiusura totale di gran parte dell'Italia, di tutte le attività, della scuola in particolare.

Finiremo per odiare questo colore, questa parola. Nella tavolozza dei colori che accompagnano questa pandemia, il rosso è stato associato alla perdita della possibilità di uscire, di lavorare, di stare a contatto con gli altri, e il bianco rappresenta invece la fine di un incubo, una sorta di celestiale  mondo utopico.

Premetto che sono una di quelle obbedienti ai Dpcm, una che ha seguito e segue le regole ma non credo di farcela psicologicamente ad affrontare questa nuova chiusura totale. Soprattutto pensando alla scuola, rispetto alla quale, e so di ripetermi, nulla è stato fatto di serio in un anno. I contagi non avvengono a scuola ormai è certo, ma sono sempre i ragazzi a pagare per anni di inefficienza, di distruzione di un modello scolastico che nulla aveva da invidiare al resto d'Europa, di politiche di tagli per l'edilizia, per le cattedre. Colpevoli tutti di questa situazione drammatica della scuola che oggi è esplosa in tutta la sua gravità. Colpevoli tutti, i politici, anche il personale della scuola, forse anche gli alunni degli ultimi anni così poco interessati a questa loro seconda casa. Trovo a dir poco indecente che la scuola, in generale e in modo particolare gli alunni, paghino questa situazione per due anni consecutivi, mentre si dibatte ancora di Invalsi, di Pcto in vista di un esame di Stato che, ad oggi, risulta un inutile baluardo di normalità. Quante energie, quanto denaro pubblico sprecato per organizzare attività senza senso invece di garantire l'unico aspetto importante della scuola: la didattica in presenza. Lo ripeto fino allo sfinimento, la scuola è altro rispetto agli "imbuti da riempire". Li abbiamo visti tutti i nostri alunni in questi giorni a scuola: assonnati (perché non riescono più ad alzarsi presto per andare a scuola), fortemente fragili e impauriti (perché vivere in un'aula un'interrogazione o un compito in classe ti toglie da quella confort zone che è la propria cameretta, prigione e salvezza insieme), smarriti (perché la Dad è divisiva e non inclusiva), ma anche felici di potersi rivedere (perché la scuola è aggregazione). Un episodio mi ha colpito davvero: un alunno, mentre rimettevo la mascherina, tolta per bere, mi ha detto che era un anno che non mi vedeva in volto in presenza e che questa cosa gli aveva trasmesso una sensazione strana, ma bella, di "quasi normalità" (va beh, ammetto che in quel momento non avevo il solito aspetto particolarmente cattivo!)

Di questo rosso/a i nostri ragazzi, i nostri figli pagheranno conseguenze gravi in termini psicologici, affettivi e sociali. La sicurezza prima di tutto, ma quanto ci costerà in altri termini questa incapacità di gestire uno dei servizi più importanti della società, come la scuola? A fronte di tragedie collettive come quella attuale, l'istruzione deve essere al centro di tutti i nostri pensieri ed interessi se vogliamo garantire una società migliore in futuro. Da giallo a rosso in 48 ore...quale serietà è questa? La stessa che dopo le festività natalizie imponeva il ritorno a scuola il 7 gennaio dopo 15 giorni di zona rossa? E' possibile organizzare qualcosa che superi i quindici giorni in maniera strutturale e adeguata? E' possibile pensare ad una zona rossa con le scuole aperte, in luoghi più ampi, chiudendo tutto il resto? E' possibile mettere sanità e scuola tra le priorità di un paese che non è mai stato un paese per bambini e vecchi? E' possibile non farsi prendere da una isteria collettiva a periodi? O si ha il coraggio di chiudere per mesi oppure non si attua una situazione a singhiozzo in cui risulta difficile capire perché ad esempio si possa andare in chiesa, nelle seconde case e a scuola no. 

Certo si è cercato e si è ottenuto uno scontro sociale tra chi si sente penalizzato più degli altri in questa pandemia, tra chi non ha avuto i ristori e chi li ha presi ingiustamente, tra chi non ha più un lavoro e chi, come pubblico dipendente, continua ad averlo, tra chi non sa come gestire i figli in casa e chi invece li vuole a casa perché ha paura; si è ottenuto anche uno scontro generazionale tra chi vede nei giovani il problema principale e chi con i giovani ci lavora e li vede spenti, demotivati, passivi, a volte aggressivi visto che la società e la scuola hanno abdicato al proprio ruolo di educatrici; si è ottenuto anche uno scontro emotivo-psicologico tra chi vive tutto questo con estremo disagio e viene additato come uno sciocco incapace di comprendere la gravità della situazione e chi invece, ben strutturato, ha vissuto e vive questo periodo carico di energie inaspettate. Situazioni diverse ma non inconciliabili perché questo mondo è complesso e non dobbiamo alzare ulteriori barriere. Di certo sono aumentati il disagio psicologico, i suicidi, le violenze domestiche...

Non voglio poi neanche affrontare un'altra questione, quella che vedeva Conte come responsabile di ogni male e Draghi come il deus ex machina. Il re Travicello di greca memoria insegna. 

I nostri ragazzi comunque ci guardano e ci chiederanno prima o poi conto di questo disastro che non è dovuto solo alla pandemia, che ha avuto invece "il merito"(?) di aver scoperchiato il vaso di Pandora. 

Resteremo di nuovo a casa per giorni. Non mi fido che siano solo quindici, come non mi fidavo un anno fa e, a dirla tutta,  facevo bene.  Resteremo a casa senza voglia neanche di cantare, di dire "andrà tutto bene" perché niente è andato bene. Soprattutto noi non siamo divenuti migliori. Non abbiamo imparato, non vogliamo farlo. Resteremo a casa perché dobbiamo, ma prima  abbiamo preso d'assalto i supermercati per comprare farina e lieviti. Resteremo a casa a fare lezione in Dad, come se questo sia normale. Resteremo a casa ad aspettare che passi la terza ondata, prevedibile da marzo del 2020 e arrivata invece "inaspettata".

Rivoglio il mio concetto di "rosso" quello fatto di aggregazione, di unione, di voglia di cambiare. Tutto il resto voglio dimenticarlo prima possibile.